il laboratorio delle arti si connota come un'officina, uno spazio del divenire che ne rappresenta lo spazio del pensiero che si concretizza in materia. è l'inizio del percorso di crescita e di ampliamento sempre più cosciente e articolato degli spazi della biennale; non più un'istituzione chiusa in se stessa, ma un luogo di prestigio che diventa centro polifunzionale di attività. l'ingresso è previsto direttamente dalla calle del ridotto, storica calle di accesso alla sede istituzionale della biennale, ma un varco, un passaggio di luce e di sguardi, progettato da marionanni, collegherà direttamente questa bottega officina al piano terra di cà giustinian legando il laboratorio alla complessità dello spazio istituzionale che la sede della biennale ha destinato a mostre ed esposizioni permanenti. la porta di luce è un passaggio onirico ed emozionante, fortemente simbolico e iconografico; un foro che frantuma l'antica separazione rigida e precostituita tra i luoghi del fare e quelli del pensare.
nel laboratorio si crea arte, pensiero, progetto: ciò su cui la biennale si fonda. è impensabile trattare questi due luoghi come due mondi separati perché sono due anime dello stesso sentire: il viaggio in continua evoluzione di idee che si concretizzano in progetti. il varco si intaglia su una lastra specchiante retro illuminata: prima del passaggio ci si guarda, si prende coscienza di sé e si decide il percorso da intraprendere. nello specchio ci si riflette; lo specchio riflette la nostra immagine. la parola 'riflettere' ha un duplice significato: vuole anche dire impegnarsi a pensare. pensare, riflettere, significa ripiegarsi su se stessi, ritrovare la propria identità. in questa prospettiva chi varca quella porta diventa l'eroe del proprio racconto e il passaggio si costituisce come simbolo di quella divina immagine creatrice e redentrice che è celata entro tutti noi ed attende soltanto di essere riconosciuta e portata alla luce. è l'inizio di una nuova avventura, non solo in senso figurato. la biennale scende dallo scranno di mera istituzione e si trasforma in dinamico luogo di ospitalità progettuale e di vetrina di oggetti e di pensieri: design, musica, arti visive, cibo, letteratura, fotografia sono le matrici di questo nuovo spazio. il laboratorio nasce come un luogo in continua evoluzione, uno spazio di accoglienza e di offerta: si offre un ambiente aperto a giovani progettisti che si vogliono confrontare con le realtà dinamiche dell'eccellenza delle imprese del made in italy che tra queste mura terranno workshop e conferenze; ma si offrono anche oggetti pensati, studiati, progettati in biennale e per la biennale.una bottega artigianale dove scoprire tra gli oggetti selezionati e di memoria storica della biennale anche l'evoluzione del pensiero progettuale dell'istituzione e la sua tensione alla ricerca creativa. 180 mq rinnovati sotto la guida progettuale di marionanni per ottenere un luogo del fare e del pensare, un trait d'union tra le imprese, la cultura, i giovani progettisti. il laboratorio è stato ristrutturato in modo tale da far trasparire a partire dalla sua architettura i suoi intenti: pareti lasciate grezze lungo le quali prendono volume contenitori modulari in betulla, studiati per divenire una materioteca consultabile; un pavimento in cemento finito a mano con uno speciale olio che ne faccia percepire la trama e la granulometria dando un tono di colore naturale e diverso ad ogni piattaforma, proprio come la texture dei toni dei masegni veneziani, uno accanto all'altro diversi, ma legati; a terra canale in legno di larice che segnano i tratti tra una piattaforma di cemento e l'altra costituendosi come passaggio tecnico e flessibile degli impianti, ma anche come disegno modulare dello spazio; ampi tavoli da lavoro in multistrato di betulla impilabili e regolabili; una monumentale parete trattata a lavagna per diventare raccoglitore di idee e parete descrittiva dei progetti. il nuovo laboratorio si connota come uno spazio di progettazione e di pensiero, un luogo a disposizione per giovani progettisti, un ambiente che fa della biennale non solo un'istituzione, ma anche un luogo di ospitalità, di fermento, di creazione.