la biennale di venezia 2024
60. esposizione internazionale d'arte

marionanni
ilrespirodellaluce
dal 18 aprile al 30 giugno
palazzo marcello, sestiere di cannaregio 2137, venezia


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in occasione della 60. esposizione internazionale d’arte, l’opera di marionanni ritorna a venezia. dopo aver partecipato alla biennale 2012 con un padiglione alle corderie dell’arsenale e alla biennale 2009 (la parete narrante, ca’ giustinian), l’artista inaugura la mostra dal titolo ilrespirodellaluce, a cura di beatrice caprioli, che verrà allestita negli ambienti di palazzo marcello a cannaregio dal 18 aprile al 30 giugno 2024.

 

organizzata in due sezioni, disposte sul primo e sul secondo piano dell’edificio, l’esposizione presenta una selezione di ventiquattro opere dove marionanni racconta la sua metaluce: lo stato sublime della materia luminosa oltrepassa la propria condizione fisica, divenendo arte di per se stessa. la luce raggiunge così l’essenza di entità che vive autonoma, compone la scena e crea una narrazione che si dispiega nella profonda contemplazione del nostro sguardo. ispirato dalle atmosfere suggestive del palazzo, l’artista si confronta con il fascino rinascimentale dei suoi spazi e formula un percorso espositivo che fa da eco alla storia, ma è rivolto al futuro, preludendo al progetto che vedrà interessato l’intero palazzo marcello negli anni a venire.

 

il percorso ha inizio nel salone al piano nobile che affaccia su canal grande con una loggia di finestre. in questa prima sezione prende vita il respirodellaluce (2013): un lungo filo in tungsteno fende la parete e, in un crescendo, accende lo spazio con un fascio di luce rossa incandescente che si dilata e si restringe, si leva e si dischiude, a ricordare un profondo sospiro sensuale che si abbandona dopo lunghi istanti di attesa. sullo sfondo, una superficie ellittica a specchio riflette la scena, duplicando lo sguardo dello spettatore e rendendolo partecipe dell’eterno nascimento del respirodellaluce. una simile tensione s’incontra nell’opera verso la luce, il rosso (2013): un’asta di metallo lunga sei metri si poggia, obliqua, alla parete di mattoni. da questa fuoriesce un ventaglio luminoso che si scompone in coni di luci e ombre che si intrecciano e si sovrappongono l’un l’altra. il loro riflesso sul pavimento dà spazio ad una sagoma di color bigio che, nella sua candida purezza, ci apre ad un attimo contemplativo.

 

concorrono ad amplificare tale atmosfera misterica, quasi trascendente, le opere della serie la velocità della luce (2013). gesso, olio, inchiostro e neon trasformano due pannelli in oggetti che raccontano la visione intuitiva della velocità del corpo luminoso. ne la velocità della luce, il sole (2013), cinque circonferenze di varie dimensioni e con distinti orientamenti, sono inscritte con inchiostro giallo su di una lastra blu e disposte in un’ordinato andamento discensionale che culmina in una fessura piatta di luce al neon, l’orizzonte. l’opera intende decantare l’immagine del sole che, descrivendo il suo arco e avvicinandosi al tramonto, annega nel blu dell’inchiostro della notte e si adagia in riflessione.

la velocità della luce, la notte (2013) evoca invece la visione intensa, profonda del buio, da cui inizia sempre un racconto. il primo passo nell’opera si compie qui proprio nel silenzio, nella pausa, nell’assenza di luce. su di una lunga tavola distesa in lunghezza si accende d’improvviso un bagliore rosso circolare che, solcando le tenebre, imprime un movimento alla compatta superficie corvina. come un faro nella notte, veloce e temporaneo, ma perpetuo nel ricordo, il cerchio luminoso lascia eco in fitte tracce circolari di inchiostro purpureo, a ricordare la memoria del suo tragitto.

 

l’incontro di due binomi, luce-oscurità e spazio-tempo, si traduce, nel lavoro dell’artista, in altrettanti studi e formulazioni scientifiche, oltreché visuali e creative. Le compressioni della luce (2024), esposte nella sala centrale del piano superiore, ne sono un chiaro esempio: tre puri volumi spaziali di pittura bianca aprono al loro interno una grande cavità che diventa palco di osservazione, analisi della luce. mettendo in scena un complesso meccanismo di aperture e dispositivi, marionanni sfida l’ impalpabile elemento, l’intangibile materia che sembrerebbe rifuggire ogni tentativo di essere posseduta, dominata, “compressa”, ma che, tra le mani dell’artista e a contatto con la sua opera, si fa sostanza, peso, spessore.

 

due stanze del secondo piano sono interamente dedicate al rapporto tra luce e teatro. durante la stagione teatrale 2022 del teatro comunale di bologna, marionanni, dopo due anni di intenso lavoro, ha portato in scena l’opera lirica luisa miller di giuseppe verdi, curandone la regia, le luci, le scene, i costumi e i gioielli. in mostra viene presentata una registrazione integrale dell’opera, che l’artista definisce come “un processo creativo che si traduce in percorso, frutto di riflessioni, assonanze, contrapposizioni, dove la luce si fa scenografia e scenografia si fa luce, metaluce, capace di rivelare nello spettatore un nuovo modo di raccontare il melodramma di giuseppe verdi, luisa miller”.

 

il percorso espositivo si conclude così nel compimento della filosofia di pensiero e di vita di marionanni: “solo quando tutte le arti si uniscono si raggiunge l’incanto e tutto diventa poesia, poesiadiluceuniversale”.